Ricorderete tutti, immagino, la povera Luana D’Orazio la giovane mamma di Prato drammaticamente deceduta lo scorso maggio mentre era al lavoro in fabbrica.
Questa notizia ha colpito molto l’opinione pubblica facendo rimbalzare i soliti, accorati appelli al “mai più morti sul lavoro”.
Questi appelli sono stati davvero tanti e sono arrivati da ogni forza politica, sindacale e di tutta la cosiddetta e trasversale “società civile” per poi essere ignorati.
Il nostro Legislatore è stato tirato per la giacchetta e ha dovuto, in fretta e furia, affrontare concretamente la questione.
Ha pensato bene di dover ricorrere alla soluzione che fa sempre colpo: legiferare in merito (la panacea di tutti i mali).
Si sa come sono nati i famosi micetti partoriti dall’altrettanto famosa gatta frettolosa e non è questa la sede nella quale soffermarmi su una mia personale analisi in merito a cosa è stato fatto e come è stato fatto.
Basti sapere che dallo scorso mese di ottobre, il Testo Unico per la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/08) ha subito diversi ritocchi. (Se volete approfondire, QUI c’è la registrazione di un mio webinar al riguardo)
Mi concentrerò su due interventi di modifica alla norma che mi hanno colpito: uno positivamente e l’altro molto meno.
La delusione maggiore è stata prendere atto che molto del “nuovo” è incardinato su un concetto “vecchio”: aumentiamo controlli e sanzioni.
Voglio essere molto chiaro su questo punto: ci vogliono entrambi.
Un corretto sistema di regolamentazione normativa che prevede un qualsiasi “obbligo”, in qualunque ambito, è del tutto inutile se non ci sono poi un controllore e una pena stabilita ma Einstein sembrerebbe aver asserito che “È folle fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi”.
Dico “sembrerebbe” perché con le citazioni di aforismi a volte si prendono grandi cantonate di attribuzione come diceva Seneca sul suo profilo Facebook.
In virtù di questo principio “punitivo / repressivo” si sono rintuzzate le forze in campo per eseguire i controlli (per la verità l’incremento inciderà in maniera quasi trascurabile tenuto conto del numero totale delle imprese) e aumentate alcune sanzioni, principalmente a carico dei datori di lavoro fra le quali, ricordo, l’obbligo per gli ispettori di sospendere le attività lavorative in taluni casi.
Sono rimasto stupefatto in positivo, invece, per l’introduzione di una sola parola, potenzialmente rivoluzionaria, in un articolo di legge: “COMPORTAMENTI“.
È stata introdotta una chiara chiamata all’azione per una figura della sicurezza che ho sempre visto come quella teoricamente decisiva: quella del preposto.
Il preposto è una figura chiave nell’architettura dell’organizzazione aziendale, si fa riferimento, ad esempio, alle figure del capo turno, del capo reparto, del capo cantiere ecc.
La figura del “preposto” non è una vera novità negli organigrammi della sicurezza aziendale, ora ha però l’obbligo esplicito di intervenire immediatamente ed in prima persona per modificare i comportamenti dei colleghi.
Ecco un estratto dall’ art. 19 D.Lgs. 81/08 – Obblighi del preposto
Il preposto deve:
“sovrintendere e vigilare sulla osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuale messi a loro disposizione e, in caso di rilevazione di non conformità comportamentali in ordine alle disposizioni e istruzioni impartite dal datore di lavoro e dirigenti ai fini della protezione collettiva e individuale, intervenire per modificare il comportamento non conforme fornendo le necessarie indicazioni di sicurezza. In caso di mancata attuazione delle disposizioni impartite o di persistenza della inosservanza, interrompere l’attività del lavoratore e informare i superiori diretti.”
Mi sono detto: “sarai pure un illuso, ma da qui può davvero partire un cambiamento”.
Nel caso di Luana molti di noi si sono rattristati, si sono indignati e di certo abbiamo provato compassione per lei, il suo figlioletto e la sua famiglia.
Ma per tutti gli altri? Per tutti gli altri milleduecento lavoratori che lo scorso anno sono morti sul lavoro nel nostro paese (QUI i dati INAIL pubblicati ieri) perchè non proviamo le stesse emozioni?
Cosa possiamo fare, noi singoli lavoratori, noi singoli cittadini per cambiare davvero le cose e non dimenticare Luana e tutti gli altri?
Modifichiamo i nostri comportamenti che sono l’ultimo livello di sicurezza e spesso anche il primo.
Sono io che posso far notare ad un collega che sta sbagliando l’applicazione di una procedura o che non sta usando un dispositivo di protezione, che sta mettendo in pericolo se stesso e gli altri.
Sono io lavoratore che posso scegliere di non compiere operazioni pericolose e di attenermi alle procedure di sicurezza sempre, senza eccezioni.
Possiamo migliorare, possiamo aumentare le nostre competenze e la nostra sensibilità.
Colgo allora questa occasione di rinnovata attenzione sulla figura del preposto per una riflessione.
Il preposto deve essere formato ed accompagnato ad essere una persona che unisce la coscienza del “buon padre di famiglia” a delle solide conoscenze dei pericoli e quindi dei rischi legati al proprio posto di lavoro.
Ma non basta, egli deve essere stimolato e sensibilizzato a proteggere con le sue azioni i propri colleghi.
Insomma deve essere un vero leader della sicurezza.
A voler essere pignoli, anche questa in effetti non è una vera novità, fra gli obblighi dei lavoratori (quindi di tutti, preposti compresi) c’è fin dalla prima stesura del testo unico nel 2008 quello di:
“…prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro…”
Ma allora, serviva questa modifica?
Non lo so, di certo dobbiamo modificare la mentalità di chi pensa di essere esentato dal problema perchè “tanto per una volta”… “ho sempre fatto così”… “io mica sono stupido, io ci sto attento” e potrei continuare a lungo.
Il cambiamento di mentalità parte da tante strade e deve arrivare a tutti.
Voglio parlarvi di una di queste strade che partono da lontano come piccoli sentieri.
“Scout: si impara da piccoli a diventare grande”
Questa frase venne usata dalla FIS (Federazione Italiana dello Scoutismo) nei suoi manifesti stampati nel 2007 in occasione del centenario dello scoutismo.
Nell’età fra gli 8 e i 12 anni, gli scout sono “lupetti e lupette” e sono chiamati a impegnarsi in un percorso di crescita nel quale è prevista la conquista di alcune “specialità” a piacimento con l’intento di far sviluppare la curiosità, di applicare una delle basi dello scoutismo che è “l’imparare facendo” ed iniziare ad esprimere se stessi comunicando agli altri le proprie preferenze e, perché no, le aspirazioni per la vita che verrà.
Mia figlia sta percorrendo la sua pista e quest’anno si dovrà impegnare per raggiungere le sue specialità.
Immaginate la mia sorpresa quando alcuni giorni fa mi ha detto “ho deciso: voglio prendere la specialità di ‘scaccia pericoli‘ “.
Da vecchio scout, mi sono incuriosito e ho approfondito la faccenda.
Questi sono gli obiettivi (in gergo si chiamano le “prede”) che dovrà raggiungere per conseguire la specialità:
“Lo scaccia pericoli è un lupetto/a che ha particolarmente a cuore la sicurezza propria e degli altri. Conosce quali sono i pericoli che possono nascere in casa, a scuola, per strada, in tana (*nella sede scout), caccia (*durante le attività) e alle Vacanze di Branco (*ovvero durante la settimana del campo estivo) . Ha delle nozioni di pronto soccorso. Sa far notare agli altri fratellini e sorelline se stanno eseguendo delle azioni pericolose.”
*N.d.A.
Forse non lo sapevate, ma se come lavoratori adempite al vostro obbligo di “…prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro…” siete sulla pista giusta.
Continuate con impegno a farlo, siate anche voi piccoli grandi leader della sicurezza, fate notare agli altri i pericoli, siate puntuali e rigorosi nella difesa del valore assoluto della vita e potrete ambire anche voi alla specialità di scaccia pericoli.
Non vi resterà a questo punto che contattare il vostro Akela di fiducia per ritirare il distintivo.
NB: il distintivo di specialità sull’uniforme si cuce QUI
Bravo Manfro…
Una bella riflessione non solo di lavoro ma anche di vita.
Un abbraccio
Lo sai che ti stimo tantissimo e mi sento in completa sintonia con questo tuo pensiero. Un grosso abbraccio.
Complimenti, una bella lettura.
Caro Occhionero, lei continua a sorprendermi con le sue riflessioni, e riesce anche a toccare le corde della commozione quando recupera dalla narrazione quotidiana destinazioni tanto improbabili quanto nobili: la scaccia pericoli… che intuizione!
Manfro, ti ho sempre detto che hai una prosa godibilissima… Grazie